Vivara è nient’altro che la parte emersa di un antico cratere sottomarino, addirittura precedente ai Campi Flegrei. È perciò un’isola molto antica, la cui storia geologica comincia con il sollevamento dal mare e prosegue con l’accumulo di materiali esplosivi provenienti da eruzioni vicine. Lo dimostra la sedimentazione successiva di ialoclastiti, pomici e ceneri di Ischia, piroclastiti di Solchiaro (Procida) e, in ultimo, tufo giallo flegreo.
Per raggiungere l’isola, che dal 2002 è Riserva Naturale Statale, per di più dichiarata Sito di Interesse Comunitario (SIC), bisogna raggiungere la Marina di Chiaiolella, nel comune di Procida. Appena dopo la spiaggia, comincia la salita di Santa Margherita Vecchia al termine della quale c’è un cancello. Dietro l’ingresso il ponte che collega le due sorelle, Vivara e Procida.
E qui comincia un’altra storia, fatta di sovrapposizioni decisionali che per molto tempo hanno rallentato la valorizzazione di questo habitat unico. Per dire, il ponte è proprietà dell’Acquedotto Campano che sotto l’isolotto ha realizzato la condotta che garantisce l’approvvigionamento idrico dell’isola d’Ischia. Vivara è invece di proprietà della Fondazione Albano Francescano, poi ci sono il Comune, la Provincia, la Regione, l’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, il Comitato di Gestione del Ministero e, in mezzo, i tanti procidani, volontari della Protezione Civile, amministratori locali, semplici cittadini, che amano questa “virgola” di verde in mezzo al Mediterraneo e la considerano naturale prosecuzione dell’isola di Graziella.
Grazie al coraggio del comune di Procida e, soprattutto, del Comitato di Gestione Permanente della Riserva Naturale Statale, Vivara, nel 2013, è stata finalmente riaperta al pubblico. Una prima volta durante il ponte pasquale e poi nel mese di agosto. Noi di Prontoischia ci siamo andati, convinti che la valorizzazione del patrimonio ambientale delle isole flegree, ovviamente partendo da Ischia che è il posto in cui vivamo e lavoriamo, sia la strada da seguire per il futuro turistico dei nostri territori.
Ne è valsa assolutamente la pena e sentiamo di dover ringraziare pubblicamente la guida e i volontari della Protezione Civile che ci hanno accompagnato lungo il tragitto. Un’escursione dall’inestimabile valore naturalistico, in mezzo a una macchia mediterranea dove anche la flora sub arbustiva raggiunge dimensioni arboree. Corbezzolo, mirto, leccio, quercia roverella, carrubo (sul cui baccello, il carato, è tarata l’unità di misura dell’oro), sono solo una parte della straordinaria flora che abita questi 32 ettari di verde in mezzo al Golfo di Napoli. Purtroppo un’altra parte di vegetazione è insidiata dall’appetito insaziabile di numerose colonie di conigli selvatici.
Ma appena il tempo di rammaricarsi della voracità di questi simpatici roditori che l’attenzione passa alle tracce di architettura rupestre che si incontrano lungo il cammino. Il primo reperto è la "Casa del Caporale", una piccola costruzione alla base della quale è situato il secondo cancello di accesso all'isola. È chiamata così perchè era la dimora della guadiania di Re Carlo III che utilizzava l’isola come suo "casino" di caccia. Più avanti si incontrano due fortini e una piccola gendarmeria costruiti dai soldati di Gioacchino Murat, al tempo delle guerre napoleoniche dell’inizio del XIX secolo, per poi arrivare agli edifici attigui del Duca di Bovino Giovanni Guevara e dei fratelli La Chianca. Il primo, datato 1681, è una casa colonica costruita
appositamente per il divertimento venatorio del nobile e della coorti aregonese prima e borbonica
poi. Quelle dei fratelli La Chianca, antichi proprietari dell’isola, sono invece tipiche costruzioni rurali con tanto di frantoio e palmenti per la spremitura delle olive e dell’uva, più un sistema di cisterne sotterranee collegate con tre pozzi per la raccolta delle acque piovane.
In ultimo,"La tavola del Re", un edificio posto a sud dell’isola, capriccio incompiuto di un famoso ingegnere napoletano di origine inglese Lamont Young, che però ha dalla sua la contemporanea vista di Capri e, immediatamente sulla destra, al punto che sembra di toccarle, il Castello Aragonese e la Baia di Cartaromana.
Magia di Procida, Vivara e dell’isola d’Ischia!
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