Dopo l'escursione di Punta San Pancrazio, all'appello non potevano certo mancare i Pizzi Bianchi di Serrara Fontana. In compagnia di Francesco Mattera del Club Alpino Italiano (CAI Isola d'Ischia), di Agostino Iacono dell'Associazione "Epomeo in sella" e di altri intrepidi amici siamo andati alla scoperta di uno dei "geositi" più belli dell'isola d'Ischia.
Unico sia dal punto di vista scientifico (tanto che gli autori della Guida geologico-ambientale dell'isola d'Ischia hanno paragonato i Pizzi Bianchi alle piramidi di terra del Göreme National Park in Turchia) che per gli aspetti paesaggistico-ambientali, con i vasti terrazzamenti, un tempo tutti coltivati a vite, attraversati da numerosi sentieri ad uso agricolo.
L'itinerario parte dalla frazione di Noia, piccolo villaggio contadino a metà strada tra il belvedere di Serrara e piazza IV Novembre a Fontana. All'ingresso del borgo sono ben visibili le indicazioni per i Pizzi Bianchi, cui si arriva percorrendo Via Casale, strada rurale dove le abitazioni presenti lasciano presto spazio a numerosi orti domestici sopravvissuti all'espansione urbanistica circostante.
Poche centinaia di metri e il paesaggio cambia ancora: la macchia mediterranea cede improvvisamente il passo a un paesaggio spoglio, quasi lunare, interrotto qua e là da robuste e possenti agavi. Siamo al cospetto dei Pizzi Bianchi, pinnacoli d'argilla disegnati dall'azione congiunta di acqua e vento. Proseguendo per il sentiero che corre di fianco a questo magnifico scorcio si arriva - non senza qualche difficoltà - al bacino idrotermale di Cavascura e da lì fin su la spiaggia dei Maronti.
Dopo una breve sosta sulla spiaggia siamo risaliti per Via Iesca, sentiero sterrato che porta in Piazza Don Pietro Paolo Iacono a Serrara Fontana. Anziché proseguire però, a circa metà strada abbiamo deviato di nuovo per i Pizzi Bianchi attraversando un sentiero privato, naturalmente con il consenso del proprietario.
Qualche minuto e ci si trova davanti a una serie di gole strettissime, in alcuni punti ancora più strette di quelle attraversate in precedenza per arrivare ai Maronti. Fenditure che, se osservate dal mare, danno l'impressione di una "scorza di melone troppo matura", come osservava efficacemente negli anni '30 del secolo scorso il famoso scrittore inglese Norman Douglas. Veri e propri abissi in cui - annota sempre Douglas - trovava sovente rifugio chi aveva problemi con la giustizia, "aspettando il momento propizio per fuggire sul continente".
Non solo. Perchè nello spettacolare canyon dei Pizzi Bianchi hanno trovato rifugio e sollievo anche eremiti alla ricerca di un luogo di preghiera e raccoglimento. Lo testimonia la presenza di un'antica chiesa rupestre di cui però è purtroppo visibile soltanto la finestra vista Maronti.
Insomma, se volete conoscere il lato selvaggio dell'isola d'Ischia, la parte di territorio risparmiata dalla modernità del turismo, tocca per forza venire ai Pizzi Bianchi. Occhio però che l'itinerario è consigliato solo a escursionisti esperti e comunque mai da soli (meglio ancora se con una o più guide del posto).
Magia dell'isola d'Ischia!!!
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