Sorseggiare il pregiato vino bianco di una delle cantine dell'isola. Godere del profumo inconfondibile del coniglio all'ischitana, o dei gamberetti pescati a largo della costa di Sant'Angelo. Sentire il sapore del sole nei prodotti a km 0 dei contadini ischitani. Bere l'acqua di Buceto e Nitrodi. Sono solo alcune delle esperienze enogastronomiche che offre l’isola d'Ischia. Secondo il poeta, scrittore e critico letterario Libero De Libero un'"isola vasta come un continente". E chissà, se oltre alla vasta umanità che ci viveva - e ci vive ancora - De Libero non si riferisse anche ai frutti generosi della terra e del mare ischitano.
Acqua
Bisogna cominciare dall'acqua. Dalla fonte di Buceto, in Via Duca degli Abruzzi, strada interna di collegamento tra Barano e Casamicciola. Oppure dall'altra fonte, ancor più famosa, di Nitrodi, nella frazione di Buonopane. Quest'ultima, "miracolosa" nel lenire malattie assai insidiose come psoriasi e alopecia, ma anche efficace come gastrocalmante e disintossicante. Quanto alla fonte di Buceto, invece, per secoli ha garantito l'approvvigionamento idrico di Ischia Ponte, l'antico "borgo di Celsa". Di Ischia Ponte e del Palazzo Reale, storica residenza dei Borbone a due passi dal porto di Ischia. Ancora oggi, sono tanti gli ischitani che fanno scorta dell'acqua di queste due fonti, consci dell'importanza e dei vantaggi nel disporre del "bene comune" per eccellenza.
La Fonte di Buceto
Sorgente di Nitrodi
Mare
Parlare di acqua significa, per forza di cose, parlare anche del mare. Tanto più se si vive su una piccola-grande isola in mezzo al Mediterraneo. E, vivere il mare, per un ischitano può voler dire anche riscoprire tradizioni che rischiavano di andare definitivamente perdute. Come la pesca ai gamberi, specialità dei pescatori di Sant'Angelo e Testaccio che Gennaro Conte, giovane pescatore di Forio, ha deciso di riprendere, memore dei racconti di chi un tempo ci si dedicava da dicembre fino alla fine di febbraio. Dicembre, gennaio e febbraio sono anche i mesi della pesca a calamari, e perciò che c'è di meglio di una linguina ai gamberetti o di una gustosa calamarata?! Naturalmente freschi. Naturalmente pescati sull'isola d'Ischia.
Linguine ai gamberi
Calamarata
Terra
Ischia - l'abbiamo ripetuto più volte - è un'"isola di terra". Un posto in cui, storicamente, i contadini sono sempre stati assai più numerosi dei pescatori. Merito della fertilità del suolo vulcanico; merito, soprattutto, delle antiche maestranze, capaci di enormi sacrifici pur di strappare suolo coltivabile a una natura assai difficile. I risultati, però, sono sempre stati ben al di sopra delle aspettative, come chiunque può verificare di persona davanti a uno dei tanti orti domestici in bella mostra a fianco le abitazioni degli ischitani. E, quasi sempre, nelle terre dei contadini dell'isola d'Ischia, c'è uno spazio dedicato all'allevamento dei conigli. Si stima che sull'isola il consumo delle pregiate carni bianche dell'animale sia mediamenjte 3 o 4 volte superiore al resto d'Italia. Di fronte a queste cifre si può parlare di qualcosa in più che una "semplice" tradizione. Il coniglio, insieme alla vite, è l'emblema della cultura contadina dell'isola d'Ischia e, per rendersene conto, bisogna fare attenzione alla cura dei dettagli nella preparazione del piatto simbolo della gastronomia ischitana.
Il coniglio all'ischitana
Vino
La viticoltura sull'isola d'Ischia ha radici antichissime, risalenti alla colonizzazione greca dell'VIII secolo a.C. Un dato che spiega il valore di una tradizione millenaria, scalfita, ma non eliminata, dalla modernità del turismo. E, infatti, alcuni dei vini prodotti sull'isola sono, da tanti anni ormai, nei circuiti di eccellenza dell'enologia italiana e internazionale. Soprattutto bianchi autoctoni come il Biancolella e il Forastera coltivati perlopiù nel versante sud-occidentale del Monte Epomeo, decisamente la parte meglio esposta e più fertile dell'isola d'Ischia.
Ischia, vino e cultura
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