Due ettari di terreno e un'enorme passione per l'agricoltura. Biologica. Certificata. Stamattina siamo tornati sulla Tenuta del Cannavale, azienda agricola a 370 metri sul livello del mare in località Cirillo, a Fiaiano (Barano d'Ischia). Motivo della visita - a oltre due mesi di distanza dalla prima (leggi qui) -, assistere al rito del "piennolo" di pomodoro.
Attenzione, però, che c'è piennolo e piennolo. Quello intrecciato dalle mani sapienti di Gianluca, factotum dell'azienda e fontanese doc, è con i rami freschi della ginestra, secondo una tecnica appresa dall'anziana nonna.
In verità, il periodo migliore per fare i piennoli è a inizio estate con le prime "schiocche”, ossia i primi grappoli di pomodorini a maturare su ciascuna pianta. Il perchè è facilmente intuibile: la possibilità di un temporale, di una grandinata improvvisa, o qualsiasi altro fenomeno metereologico dannoso potrebbe compromettere la raccolta, vanificando quindi la realizzazione dei piennoli, il cui fine - ricordiamolo - è la disponibilità di pomodori durante l'autunno e l'inverno. A maggior ragione, poi, se li si vuole intrecciare con la ginestra, il cui periodo di fioritura è tra aprile e maggio. In questo caso, il rispetto dei tempi è fondamentale perchè i rami di ginestra per il piennolo devono essere giovani.
A noi, tuttavia, è andata bene. Complici il clima caldo e l'assenza di vento e pioggia, le piante di pomodoro non hanno subito particolari traumi e in giro per il pianoro del Cannavale ancora si trovano rami freschi di ginestra da intrecciare.
A dirla tutta, a voler essere rigorosi, ci sono altre regole da osservare: dall’orario di raccolta dei pomodori (a prima mattina, prima che il sole li faccia cadere dai grappoli) al rispetto delle fasi lunari (si raccoglie, di norma, nei giorni di luna calante, la cosidetta "mancanza") fino a quello che Gianluca, custode geloso degli insegnamenti familiari, considera un precetto fondamentale: la regola di San Sebastiano.
Funziona così: ogni anno, appurato il giorno della settimana (mettiamo martedì) in cui ricorre la festa del santo (la data è il 20 gennaio) si evita, da quel momento in avanti. di raccogliere gli ortaggi in quella specifica giornata. Non sempre, però, la faccenda è più intricata: si evita di raccoglierli solo se il fine è la conservazione al naturale del prodotto. Viceversa, se l’intenzione è farne conserve e passate la prescrizione non vale. Quanto al calcolo del giorno in cui, l’anno successivo, ricorrerà la festa del santo, è assai semplice: basta verificare il giorno della settimana in cui cade il 23 dicembre, l’antivigilia di Natale. Quello, per l’anno a venire, sarà il giorno in cui è fatto divieto di raccolta.
Tenuto conto di tutti questi aspetti che spiegano il valore di una tradizione, si passa alla realizzazione del piennolo. Di per sè la tecnica non è difficile: la prima fase, ossia l’intreccio in alto dei rami di ginestra, è quella che necessita maggiore abilità. Bisogna, infatti, realizzare un "crocco", il nodo per appendere, alla fine, il piennolo di pomodoro a una trave alla base del soffitto. L’importante è che i rami di ginestra non si spezzino, il che spiega perchè sono preferibili quelli freschi, maggiormente elastici. Realizzato l’intreccio, si passa ad appendere i grappoli di pomodoro a ciascun ramo: il vantaggio, rispetto allo spago, è che con la ginestra non è necessaria alcuna ripiegatura attorno ai grappoli. È sufficiente un unico avvolgimento perchè questi aderiscano perfettamente al ramo. L’altro vantaggio, rispetto allo spago, è che attorno i rami di ginestra i pomodori stanno più larghi, il che ne favorisce la migliore conservazione nel tempo. Conservazione che dipende, però, soprattutto dall’ambiente in cui i piennoli vengono conservati: meglio un luogo fresco e asciutto, magari una delle tante cantine che ci sono a Ischia.
Insomma, anche a Ischia, come nel vesuviano, la passione per la terra trova uno dei suoi momenti più alti nella realizzazione dei piennoli di pomodoro. Vale la pena assistere, come abbiamo fatto noi, a queste tradizioni antichissime. Il modo migliore perchè non scompaiano, infatti, è raccontarle.
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