Il gigante Tifeo, secondo quanto narra Esiodo nella Tifonomachia*, venne generato da Tartaro e Gea con l'intenzione di farne l'oppositore di Zeus e il vendicatore di Crono, al quale la dea voleva fosse restituito il trono degli dei.
Il mostro, fedele alle consegne materne, ingaggiò un’aspra lotta con Zeus, dalla quale però uscì sconfitto e umiliato, condannato dal sovrano dell’Olimpo a giacere - secondo Pindaro - sotto l’intera regione che va da Cuma alla Sicilia - secondo Virgilio - sotto l’isola d’Ischia.
Pur costretto a questo supplizio il gigante non si arrese, ma trasformò il suo respiro in vulcano e, nel tentativo di scrollarsi di dosso il peso dell’isola sotto cui era immobilizzato, prese di tanto in tanto a farla tremare.
Questa leggenda fa parte di un ciclo di racconti epici sull’origine degli dei e la creazione del mondo (miti teogonici) e testimonia della consuetudine, comune tanto ai greci che ai romani, di fornire un’interpretazione umanizzata di fenomeni naturali, come le violenti eruzioni vulcaniche e i terremoti, a cui diversamente non sarebbero stati in grado di dare una spiegazione.
Il gigante Tifeo è dunque la personificazione del vulcanismo e la sua mitologia ben si adattava - per i primi coloni Eretriesi e Calcidiesi che vi si insediarono - a spiegare la natura vulcanica dell’isola d’Ischia.
Il racconto mitico non è però fissato una volta per tutte; esso si arricchisce sempre di nuovi spunti e anche questa leggenda non fa eccezione. Il medico calabrese GIulio Iasolino nel suo trattato “De remedi naturali che sono nell’isola di Pithecusa, hoggi detta Ischia” (1586), diede conto di due importanti aggiunte al precedente impianto letterario: il perdono del gigante per mano di Giove (Zeus); lo spargimento per tutta l’isola del corpo del gigante.
La redenzione del gigante è l’espediente retorico scelto per dar conto della cessazione dell’attività vulcanica e della contestuale scoperta (scientifica) delle molte sorgenti termali dell’isola. Nella ricostruzione mitologica le acque termali diventano dunque le lacrime del gigante pentito. Lo smembramento del corpo è invece funzionale a fissare l’origine dei nomi di diverse località dell’isola: Bocca, Testaccio, Piedimonte, Ciglio, Panza, Fontana.
Quest’ultimo aspetto è presente anche in un’altra leggenda della tradizione orale dell’isola d’Ischia, la leggenda del drago. Ne dà conto l’antropologo Ugo Vuoso nel libro “Di fuoco, di mare e d'acque bollenti. Leggende tradizionali dell'isola di Ischia” (2005) raccogliendo la testimonianza di un vecchio contadino ischitano a sentire il quale una volta l’isola era un unico casale e la vita dei suoi abitanti era quotidianamente messa a repentaglio dalla presenza di un drago, o grifone, dedito a far continua incetta di persone e cose. Un giorno però quest’essere mostruoso, dopo essersi levato in volo cadde rovinosamente sull’isola - forse ucciso da San Giorgio l’ammazzadraghi - e le sue membra si sparsero per tutta l’isola originando poi le diverse denominazioni dei centri abitati dell’isola d’Ischia, fino a quel momento senza indicazione.
A proposito di quest’ultimo racconto è interessante notare come, anche con l’avvento della religione cattolica e del culto dei santi, diffusissimo in Italia meridionale, persiste la tendenza a caratterizzare il rapporto tra abitanti e territorio attraverso il ricorso a immagini di uomini o animali leggendari, che operano non soltanto sul piano emotivo, ma anche su quello concettuale, veicolando “concezioni del mondo” attorno a temi universali come l’ineluttabilità degli eventi naturali, il potere, la guerra, il perdono, la redenzione, l’intercessione divina.
*In un’altra versione Gea, madre dei Titani, delusa della sconfitta patita da questi per mano di Zeus, si lamentò del sovrano dell’Olimpo con sua moglie Era che, credendo alle rimostranze della dea, decise di appoggiarla nel suo proposito di vendetta contro il suo stesso marito (Zeus). A tal scopo, le vennero affidate da Crono, desideroso anche lui di vendetta nei confronti del figlio rivale, due uova, da cui sarebbe poi nato un essere gigantesco metà uomo metà bestia, Tifeo appunto, cui sarebbe spettato il compito di eliminare Zeus.
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