È mattina presto. Uno squillo di tromba seguito da tre colpi di tamburo chiama a raccolta il popolo. Da Terra Murata, l’antica fortezza a 90 metri sul livello del mare, sopraggiunge il corteo della Congrega dell’Immacolata Concezione. I confratelli, con le loro mantelline azzurre e turchesi (da cui l’altro nome di Congrega dei Turchini), si prendono il centro della scena.
Il clima è surreale. Incute quasi timore, come se l’atmosfera fosse ancora quella dei primi del ‘600 quando - si racconta - non mancavano scene cruente di autoflagellazione. Per fortuna, l’arrivo dei bambini stempera immediatamente l’elettricità nell’aria. L'ambiente diventa festoso. Cominciano i Misteri.
I primi carri sono quelli dei bambini. La scelta di farli sfilare per primi è la migliore garanzia sul futuro di una tradizione secolare che richiama migliaia di persone tra turisti e fedeli, oltre alla crescente attenzione mediatica degli ultimi anni. E poi i carri sono un crescendo di fantasia e ingegno. Perciò, aprire la sfilata con quelli dei più piccoli ha una sua logica.
Seguono gli altri carri allegorici con rappresentazioni del Vecchio Testamento e del Vangelo. Il fatto che le scenografie sono realizzate con materiali "poveri" (cartapesta, legno, plastica, polistirolo) non deve trarre in inganno. Si tratta di tavole pesantissime, in molti casi mastondontiche, sorrette anche da 40 persone per volta. La fatica del trasporto a braccio per le strade anguste di Procida si somma così a quella precedentemente occorsa per la realizzazione dei carri. Mesi e nottate intere di lavoro per non "bucare" l'appuntamento del Venerdì Santo.
Costume, folclore, religione. I tre aspetti sono ormai inscindibili, al punto che gli episodi della Morte di San Giovanni Battista, l’arresto di Gesù nell’Orto degli Ulivi, il processo davanti a Ponzio Pilato, il Golgota, sono intrisi di temi domestici, procidani, a cui si aggiungono numerosi richiami alla storia recente e all’attualità.
Ai "Misteri" frutto dell’inventiva e dell’immaginazione dei giovani procidani, fanno seguito le statue della Madonna dell’Addolorata e del Cristo Morto. Dietro quest’ultima, il corteo dei fedeli aperto dalle autorità della piccola comunità procidana. Sono però gli "angioletti" vestiti di nero con ricami dorati la parte più bella e toccante del corteo. I padri con la divisa bianca e azzurra della Congrega portano in processione i figli più piccoli, ancora più piccoli di quelli che hanno aperto la sfilata dei carri.
Un vero e proprio "rito di iniziazione" dove tutto si tiene: sacro e profano; tradizione e innovazione; passato, presente e futuro; padri e figli.
Vale per Procida quello che tante volte si è detto di Ischia. Le isole del Golfo di Napoli non sono "semplici" località balneari, ma territori con una storia millenaria che dà senso e arricchisce una natura assai generosa di colori e sapori. Da qui il privilegio di viverci e... la fortuna di venirci in vacanza!
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