"L'uomo è cìò che mangia". Quale incipit migliore del celebre aforisma di Feuerbach per raccontare il valore della pesca alle lampughe sull'isola d'Ischia. Una pesca antica che tiene impegnati gli isolani da fine agosto a ottobre inoltrato.
Ovviamente le tecniche nel corso degli anni sono evolute, come del resto è cambiata la considerazione nei confronti di questo pesce pelagico fino a qualche anno fa ritenuto "povero". Invece povero non lo è mai stato e le sue carni magre, ricche di vitamina A, fosforo, potassio e altri valori nutrizionali sono sempre più apprezzate nelle cucine dei ristoranti e in ambito domestico.
Questo spiega la popolarità della pesca alle lampughe sia dal punto di vista sportivo che commerciale. Per intenderci, un po' come accade col coniglio, il cui consumo sull'isola d'Ischia è più che doppio rispetto alla media nazionale.
Ecco allora che per raccontare "ciò che mangiano gli ischitani" siamo andati a pesca di lampughe sull'Orca II, il peschereccio che qualche tempo fa ci permise di raccontare un'altra pesca altrettanto antica e colorata, quella ai gamberi.
L'equipaggio agli ordini di Gennaro è sempre lo stesso, come pure identico è l'affiatamento e il clima gioviale che si respira a bordo. Vederli armeggiare con esche, reti (in dialetto "crastaulara" rete a circuizione utilizzata anche per la pesca ai castardelli), verricelli e tutto quanto necessario per il lavoro è assai istruttivo.
Spiega la passione e la fatica di un mestiere difficile al quale gli ischitani hanno storicamente sempre preferito la relativa maggior sicurezza dei campi. Non così questi ragazzi giovani, determinati e soprattutto al passo coi tempi sia da un punto di vista tecnologico che normativo.
È stata una giornata particolarmente lunga e intensa. Intensa per i ritmi, ma soprattutto per le suggestioni che solo il Mediterraneo riesce a regalare: le prime luci dell'alba, il blu cobalto del mare aperto, la vista di Ventotene e Ponza, i delfini, i gabbiani e il tramonto in mare sono sensazioni che rimangono addosso come e più della salsedine.
La pesca fortunatamente è andata bene, ma è perfino superfluo dover ribadire che non sempre è così. Succede che i sacrifici siano più dei guadagni il che testimonia una volta di più quel che abbiamo già detto prima: e cioè che dietro alcuni stili di vita c'è soprattutto una grande passione che va ben oltre la considerazione dell'aspetto economico.
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