Torre di Sant’Anna, di Michelangelo, di Cartaromana. Oppure "torre di avvistamento", "casa fortezza", "giardino delle delizie". Ognuno può chiamarla come vuole, tanto la Torre di Guevara è innanzitutto un posto bellissimo.
Il visitatore se ne accorge subito, già all’ingresso, con la vista laterale del Castello Aragonese e dello specchio d’acqua compreso tra le due fortezze dove, con ogni probabilità, sorgeva la piccola colonia romana di Aenaria, successivamente sprofondata sotto il livello del mare.
Gli interni non sono da meno. Soprattutto dopo il restauro degli affreschi nelle sale realizzato dalle ricercatrici della "Hochshule fuer Bildende Kuenst" guidate dal professor Thomas Danzl della Università di Dresda.
La due giorni "Monumenti aperti" indetta dal Fondo Ambiente Italiano è stata l’occasione per vedere da vicino le decorazioni delle scale e delle sale, nella speranza che il comune di Ischia, proprietario dell’immobile, si adoperi per rendere maggiormente fruibile un bene che ha tutte le "carte a posto" per diventare fiore all’occhiello dell’offerta turistica dell’isola d’Ischia. A maggior ragione dopo che il professor Danzl ha rilevato la straordinaria somiglianza tra le decorazioni della Torre Guevara e alcuni disegni di Jan Vredemann de Vries, pittore fiammingo del XVI secolo. Incisioni molto simili ad alcune stampe che l’artista fiammingo avrebbe realizzato insieme ad un altro grande pittore di fine ‘500: Hieronymus Cock.
Non da meno quanto scoperto a proposito di due dipinti che affrescano la Sala di Rappresentanza dei signori di Guevara che - ricordiamolo -, si trovavano sull’isola d’Ischia al seguito della coorte aragonese. In questo caso, le scene rappresentate afferiscono ad alcuni membri della famiglia Guevara: in un caso a Ignigo Vela, impegnato con l’ordine monastico-militare di Calatrava nella sanguinosa battaglia andalusa di "Las Navas de Tolosa" contro i mori (1212); nell’altro, a Sancho Guillermo, esponente della casa reale bretone da cui avrebbe avuto origine la famiglia dei Guevara. Curioso - ma nient’affatto raro all’epoca -, che gli antenati e gli altri protagonisti di quest’epiche battaglie venissero dipinti con vestiti rinascimentali, nonostante l’evidente sfalsamento temporale con i fatti raffigurati.
Un plauso, infine, al Circolo culturale Georges Sadoul di Ischia, senza il cui contributo non sarebbe stato possibile visitare la torre e, soprattutto, non sarebbero stati restaurati gli affreschi. Dal 1977 il Circolo Sadoul, in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, organizza eventi, mostre, conferenze sull’isola d’Ischia, contribuendo, come nel caso della Torre Guevara, ad alimentare il segmento cosidetto del "turismo culturale", tutt’altro che di nicchia in un’isola come Ischia, culla dell'Occidente e prima colonia della Magna Grecia.
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